Qualche giorno fa in questo post La diversità, vi ho preannunciato che avrei ospitato nel blog testimonianze che ci aiutino a comprendere ciascuna diversità.
Oggi ho il piacere di presentarvi Catia, autrice di A scuola con Matilde.
Catia è una mamma, come me.
Sua figlia Matilde è una bimba, come mio figlio.
Matilde è dislessica.
Chi è il dislessico?
E' una persona.
Una persona come me.
Una persona come te, una persona come noi.
Il dislessico ha una peculiarità che lo rende diverso da me: ha delle difficoltà nella lettura e/o scrittura e/o nei calcoli.
Il dislessico legge più lentamente rispetto a me, ma sa leggere.
Il dislessico ha bisogno di impegnarsi più di me per leggere, ma sa leggere.
La sua diversità' non ha nulla a che vedere con l'intelligenza. Il dislessico e' intelligente come me...e può esserlo anche più di me.
Il dislessico e' diverso da me. Ma anche io sono diversa da te che leggi. Chi non lo e'?
Io, ad esempio, dimentico sempre tutto. Io sono distratta. Io non sono abile nei lavori manuali e per quanto mi piaccia la matematica non riesco a fare i calcoli a mente in breve tempo. Pero' ho molta memoria fotografica...sempre se presto attenzione a quello che vedo!!
Insomma anche io non sono perfetta!! Anche io ho le mie peculiarità che mi rendono diversa da te e da chiunque altro.
La dislessia e' un disturbo poco conosciuto nella sua reale entità. Si sottovalutano gli sforzi che un dislessico deve compiere e si sopravvalutano le modalità con cui si giunge ad essere dichiarato dislessico.
Catia ci racconta la sua esperienza al fine di aiutarci a comprendere cosa sia la dislessia, cosa possono fare i genitori di un bimbo dislessico, cosa possono fare gli insegnanti.
Quanti anni ha
Matilde?
Matilde ha appena compiuto 10 anni.
A che età le e' stata diagnosticata la dislessia?
Abbiamo iniziato il percorso a metà della terza elementare e
la diagnosi è arrivata all'inizio della quarta quando Matilde non aveva ancora
nove anni.
Come siete giunti
a ipotizzare che Matilde potesse essere dislessica? Ve ne siete accorti voi o
la scuola?
Mio marito ed io eravamo stupiti dei tanti errori di
ortografia che Matilde faceva nei piccoli pensierini fatti in seconda elementare
e abbiamo immediatamente comunicato questa nostra perplessità alle insegnanti. Le insegnanti hanno sempre
pensato che Matilde fosse una bambina sveglia, intelligente ma un po' pigra e
distratta. Le avevano affibbiato persino un soprannome "Alice nel paese
delle meraviglie" per sottolineare quello che per loro era uno stare con
la testa tra le nuvole.
Peccato che gli errori ( tanti) sono continuati anche in
terza elementare e a questo punto abbiamo semplicemente comunicato alla scuola
che avremmo intrapreso il percorso per arrivare ad una eventuale diagnosi di
DSA. Le insegnanti sono rimaste perplesse fino a quando non hanno avuto in mano
la relazione degli specialisti dell'UONPIA (Unità Operativa di Neuropsichiatria
Infantile e dell'Adolescenza - Ospedale San Carlo di Milano) che attestava la
presenza di un DSA di tipo disortografico alla quale si affiancava una forma
lieve di discalculia.
A onor del vero le perplessità permangono tuttora, almeno da
parte di un'insegnante in particolare,
rendendoci la vita un po' difficile.
Ci sono normative
ad hoc per i dislessici.
Ma gli operatori scolastici le conoscono? Sono
preparati per affrontare un alunno dislessico?
La normativa che disciplina i disturbi specifici
dell'apprendimento esiste,non da molto, ma esiste.
Si tratta della legge n. 170 dell' 8 ottobre 2010 e delle
linee guide per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi
specifici di apprendimento allegate al
decreto ministeriale del 12 luglio 2011 (entrambi i testi legislativi sono
disponibili sul sito dell'AID - Associazione Italiana Dislessia).
Per quanto riguarda la conoscenza della legge e delle linee
guida da parte degli operatori scolastici, ovviamente non si può fare un
discorso generalizzato e direi per fortuna. Ci sono insegnanti molto sensibili
all'argomento, che conoscono la legge e quanto questa legge chiede loro circa
la gestione degli alunni e studenti con DSA. Sono insegnanti che si preoccupano
di formarsi per poter svolgere al meglio il loro lavoro a livello di didattica (che deve essere
personalizzata), a livello di applicazione degli strumenti compensativi e
dispensativi previsti dalla legge stessa e a livello di gestione di una classe
in cui sono presenti bambini e ragazzi con DSA.
Per contro ci sono insegnanti che sembrano non voler
accettare l'esistenza di questa realtà e si ostinano ad attuare una didattica
standardizzata che a mio avviso è improduttiva a prescindere dalla presenza o
meno di un DSA o peggio a umiliare i
soggetti dislessici.
E' triste ma purtroppo esistono anche queste situazioni.
Questi sono gli insegnanti che magari costretti a seguire
dei corsi di formazioni, ci vanno e ne approfittano per correggere i compiti o
si scambiano messaggi con il cellulare (testimonianza di una volontaria
dell'AID).
Cosa prova un
bambino dislessico?
Anche qui il discorso è molto soggettivo.
Io posso portare l'esperienza di mia figlia, che è una bambina
molto sensibile ma anche molto reattiva.
L'inizio è stato "esaltante" nel senso che Matilde
si sentiva molto coccolata. Le tabelle, la tavola pitagorica, le mappe
concettuali e tutti gli strumenti compensativi che lei poteva utilizzare (stabiliti mediante un "accordo" tra scuola e famiglia) le sembravano
effettivamente molto facilitanti. Era contenta dei risultati che otteneva. Poi
è subentrato il periodo del "perché io devo lavorare in modo diverso dai miei compagni?" e le nostre
spiegazioni non erano sempre efficaci. Lei comunque si sentiva
"diversa". C'è voluto parecchio tempo (praticamente metà della
quarta elementare e tutte le vacanze estive) per renderla più consapevole delle
sue difficoltà ma soprattutto sulle sue capacità che possono essere espresse
mediante le strategie di apprendimento studiate ad hoc per lei. Attualmente
Matilde è più serena, anche se ogni tanto vuole mettersi alla prova (per
esempio lei si porta il suo notebook a scuola per scrivere, ma capita che
chieda all'insegnante di scrivere a mano). Lo trovo un atteggiamento maturo e
di chi è alla ricerca di una propria strada che sono sicura Matilde crescendo
troverà da sola.
Come viene vissuto
dagli altri bimbi?
" Non è giusto che tu usi la calcolatrice e noi
no"
" Ma tu a scuola fai molto meno di noi"
Queste sono alcune osservazioni che Matilde si è
sentita rivolgere dai suoi compagni di classe.
Ovviamente non fa piacere, ma Matilde ha il grande pregio di
avere la risposta pronta per cui alla compagna che le aveva fatto notare che
lei a scuola lavora molto meno, ha risposto: "Si, ma io lavoro molto più
di te a casa e faccio più fatica di te.".
Questo fa venire alla luce un altro aspetto, secondo me importante e secondo me molto
sottovalutato e cioè la spiegazione alla classe di cosa è la dislessia e il
perché quindi un bambino dislessico lavora in modo diverso.
Le stesse insegnanti di Matilde non hanno mai ufficialmente
affrontato l'argomento e questo è a mio avviso molto sbagliato.
Cosa ti aspetti
dalle altre mamme? Dalle mamme dei compagni di classe ad esempio?
Sinceramente? Non mi aspetto nulla. Anche perché quello
della dislessia è un mondo ancora sconosciuto ( anche dagli addetti ai lavori
come dicevo prima).
Una mamma, alla quale avevo parlato della diagnosi ha
reagito dicendo: "Poverina, ma vedrai che una cura la troveranno!".
E'stato difficile non ribattere energicamente ma poi mi sono detta che in fondo
prima della diagnosi anche io sapevo ben poco della dislessia.
Quali sono le
difficoltà per la famiglia di un bimbo dislessico?
Le difficoltà più grandi secondo me sono legate all'aspetto
psicologico. Un bambino dislessico è portato ad abbassare la sua autostima.
"Ma come? Mi impegno così tanto, faccio una fatica
tremenda e non ottengo risultati? Beh! Allora lascio perdere!"
Questo succede spesso e sono tanti i ragazzi
dislessici che abbandonano gli studi o scelgono un iter scolastico più
semplice ma che non è rispondente ai reali interessi, perché non abbastanza supportati da scuola e
famiglia.
Stimolarli, invogliarli, supportarli.
Cito dalla Guida alla dislessia per genitori dell'AID:
"Divertitevi con vostro figlio e fategli capire che lo amate e amate la
sua presenza. Non dimenticate mai di essere il suo migliore alleato."
Un'altra difficoltà è legata all'eventuale ottusità degli
insegnanti. Come dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Vuoi dare un
consiglio alle famiglie, agli insegnanti o alle istituzioni?
Un bambino dislessico è un bambino come tutti gli altri,
solo con diverso modo di apprendere.
Le peculiarità di un bambino dislessico sono da rispettare,
come del resto le peculiarità di tutti i bambini.
Facciamolo!
Vorrei aggiungere a quanto detto da Catia che ognuno di noi può e deve fare qualcosa.
Dobbiamo comprendere le reali difficoltà di un dislessico, il suo bisogno di incoraggiamento, la sua voglia di non "rimanere indietro".
Poi dobbiamo credere.
Dobbiamo credere che un bimbo sia dislessico, se questo ci viene detto.
Non dobbiamo credere che sia una scusa perché non vuole studiare o perché i suoi voti sono bassi. La diagnosi viene fatta alla ASL da 3 esperti che rilasciano un certificato...e non non si paga per averlo.
E poi dobbiamo supportare.
Dobbiamo supportare le difficoltà del dislessico ed aiutarlo affinché tali difficoltà diventino sempre più piccole, supportarlo affinché non perda la fiducia in se stesso, supportarlo affinché le sue fatiche non siano vane.
I genitori e gli insegnanti di un dislessico in primis devono essere comprensivi ed supportarlo.
Gli insegnanti che non siano preparati ad affrontare un caso di dislessia che si preparino, che studino, che si immedesimino in quel genitore che chiede aiuto.
E noi genitori che ci trovassimo a spiegare a nostro figlio cosa sia la dislessia e perché il compagno dislessico deve essere supportato dai compagni e non deriso, e non isolato e non emarginato...facciamolo immaginando che nostro figlio sia dislessico ed usiamo tutta la comprensione e l'umanità che desidereremo per nostro figlio.
Sul blog di Catia trovate tante informazioni utili sulla dislessia, trovate tantissimi racconti allegri e divertenti di momenti di vita di una famiglia ma anche momenti di sfogo di una mamma.
Ci sono questi due post di Catia che mi hanno colpito ed ecco i link:
DSA, autostima e sfogo
Con leggerezza
Credo che dovremmo prendere esempio da Matilde per la forza d'animo. Che sia di esempio per molti di noi....quando sentiamo venir meno quella forza.
E quindi non posso che mandare un bacio enorme a Matilde ed un abbraccio forte a Catia, la sua straordinaria mamma.
Ed ora voglio salutarvi con l'ultima domanda che ho rivolto a Catia:
E noi mamme del
web (e non solo) cosa possiamo fare?
Scriverne, scriverne e scriverne ancora. La rete è uno
strumento preziosissimo per sensibilizzare le persone.
Ed io, Moonlitgirl aggiungo: facciamolo!!!
Grazie per aver accolto la nostra testimonianza.
RispondiEliminaSperiamo che possa essere di aiuto a chi come noi sta vivendo l'esperienza dislessia.
Grazie a te per averlo voluto condividere!
EliminaUn abbraccio
Un'intervista bellissima che tratta di un problema secondo me ancora sottovalutato nelle scuole italiane, dove c'è molta "ottusità" da parte proprio degli insegnanti (come dice la stessa Catia) che invece dovrebbero essere i più attenti a comprendere e aiutare i propri alunni con questa peculiarità.
RispondiEliminaUn bacione da parte mia a Catia elala sua Matilde!
L'ottusita purtroppo io la sento anche da parte di alcuni genitori che hanno un dislessico nella classe dei figli.....è purtroppo il tutto nasce dal fatto che la dislessia e' veramente poco conosciuta.
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