16 aprile 2012

Padri a confronto

Dovete lottare per essere padri.
Sembra che il mondo non voglia che siate genitori. Preferiscono piuttosto che rimaniate in ufficio fino a tardi. Sarà qualcun altro a insegnare ai vostri figli a giocare a calcio, a suonare il piano e a credere in se stessi. Voi dovete limitarvi a pagare le bollette e a essere buoni mariti.
(Steve Biddulph - Crescere figli maschi)



Essere genitore è un diritto e un dovere. Essere genitore vuol dire prendere coscienziosamente delle decisioni per tuo figlio, crescerlo e accudirlo, sacrificarsi per lui ed anche fare delle rinunce.
Il ruolo del padre ( a differenza di quello della mamma molto più soggetta ai condizionamenti sociali, giuridici) non credo sia cambiato rispetto a 50 anni fa. Chi voleva esserlo in toto lo poteva fare anche allora. Mio padre ne è l'esempio (non che io abbia 50 anni, ovvio!!!!). 
Il padre (come la madre) è quello che pensa al benessere del figlio, benessere prima di tutto psicologico, introspettivo.
Per non parlare poi di quanto sia importante la figura del padre per la crescita di un bimbo, soprattutto per un maschietto.
La società non può e non deve influenzare una scelta cosi importante come quella di vivere con il proprio figlio, di aiutarlo nella crescita e di passare del tempo con lui. Non basta amare un figlio da lontano (magari dall'ufficio perché si è scelto di lavorare 10 ore al giorno) per definirsi padre (la stessa cosa vale per le madri). Un padre (come una madre) sceglie se dedicarsi esclusivamente al lavoro o se "rinunciare" alla carriera per dedicarsi ai figli. Quest'ultima è stata la mia scelta (vedi post La mia strada). La stessa cosa può farla un padre, equilibrando lavoro e famiglia.

L'argomento del giorno necessita di un preambolo: non voglio generalizzare, ma non posso neanche ignorare le mie esperienze.

C'è l'esperienza di figlia e c'è quella di madre...e forse sarà per il fatto che nella prima ho adorato e continuo ad adorare mio padre che nella seconda non posso che far scendere un pò di penombra.

Sono cresciuta nella "famiglia cuore", ve la ricordate???
Mamma è rimasta a casa fino all'adolescenza mia e di mia sorella a prendersi cura di noi. E' la classica chioccia che ci ha tanto coccolato e anche un pò viziato (ma nell'accezione positiva del termine)....ed entrambe le cose continua a farle tutt'ora !!! Mio padre, invece, lavoratore encomiabile, appena tornava a casa si dedicava completamente a noi, era lui a rimboccarci le coperte e a darci il bacio della buona notte. Crescendo mamma chioccia è diventata sempre più il nostro "sfogatoio", mentre papà è diventato il nostro mentore. Se c'era qualcosa di cui parlare, nel bene e nel male, nei complimenti per traguardi raggiunti cosi come nelle ramanzine per i guai combinati, beh....questo onore spettava a papà. Mio padre ha sempre vissuto nella famiglia e per la famiglia. Tutte le sue scelte, anche quelle lavorative, sono state prese nell'interesse di ciascun membro della famiglia.

La mia esperienza di madre, invece, è un bel pò distante da quella di figlia. Il padre di mio figlio ci ha lasciati quando lui aveva un anno e sette mesi. Qualche rammarico per questa decisione ovviamente c'è, non per la decisione in se e per se...d'altronde poverino se non era più felice...ma non ha neanche provato ad esserlo con sua moglie e suo figlio, considerando che dopo qualche mese la sua nascita io e nostro figlio siamo tornati a vivere a roma in attesa che ci raggiungesse anche il papà. Quindi non mi dite di capirlo, perchè non posso, perchè quando metti al mondo un figlio non scappi alla prima difficoltà, non scappi perché la nuova vita non è come te l'eri immaginata, non scappi perché hai scoperto, stando lontano da tua moglie e tuo figlio, quanto sia divertente frequentare locali alla moda e rimorchiare le ragazze. No, quando decidi di fare un figlio non lo fai. Quando decidi di fare un figlio lotti per il suo bene, per la tua felicità e per la sua, per il nuovo equilibrio che devi ristabilire. Lotti. E solo dopo averlo fatto con tutto te stesso e con tutte le tue forze, solo allora potrai avere la certezza che la tua felicità è all'esterno della tua famiglia....e solo allora potrai decidere di ricercarla lontano da essa. E allora, solo allora, la donna che hai accanto sarà la prima a dirti "vai...se non possiamo essere felici insieme vai...." perché anche lei vuole essere felice, perché anche lei crede che un figlio è felice solo se lo sono anche la sua mamma e il suo papà.
Ed è quello che ho detto. E lui, il padre di mio figlio....hai preso la palla al balzo e te ne sei andato e continui a dire che lo abbiamo deciso insieme.
NO, lo hai deciso tu quando hai scelto di non lottare. Io ho solo deciso, dopo aver lottato con tutta me stessa, che io e mio figlio meritavamo di vivere nell'amore a 360°...perché cosi sono cresciuta io.

E con il tempo le cose non sono migliorate chissà quanto....
Certo devo riconoscere che il mio ex è molto presente nella vita di mio figlio, lo adora, ha trovato delle passioni comuni da condividere (calcio e rugby), ogni mattina lo viene a prendere e lo porta a scuola, stanno insieme a weekend alterni e a volte anche durante la settimana. Ma quel senso di sacrificio che ho sempre ammirato in mio padre....non c'è. Quel senso di sacrificio che porta un genitore a mettere il proprio figlio al primo posto e se stesso al secondo....non c'è. Quel tempo essenziale dedicato alla crescita di un figlio....non c'è. Non basta vedere le partite insieme e andare al parco a giocare od organizzare gite. Un bimbo ha bisogno di molto di più: di esempio, di dedizione, di insegnamenti, di supporto nei momenti di difficoltà, di condivisione, in poche parole di "vivere" il proprio genitore.
Questo spiega la penombra di cui parlavo all'inizio del post.
Questo spiega quello che è abbastanza illuminante nel post Lavoretto di pasqua.


Questo post partecipa al blogstorming di genitori crescono.


Moonlitgirl




6 commenti:

  1. ci sono certi uomini che non crescono, e non diventano mai tali. Chiedersi il perché ci aiuta a essere delle madri migliori.

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    1. A volte siamo costrette ad esserlo...per il bene dei nostri figli.

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  2. lo sai, o meglio, non lo sai, perchè me ne sono "dovuto" andare di casa, non di certo per altre ragazze o discoteche.
    mi sono messo la notifica del tuo blog sulla mail e lo leggo da li, non per pigrizia, però mi rendo conto che cosi non leggo i commenti, e forse incosciamente penso che sia un bene.
    lo sai, o meglio forse non lo sai, la mia ex ha un blog in cui ha vomitato e continua a vomitare la sua vita.
    è stato causa di problemi quel blog, lavorativi, amicali.
    la cosa più importante è che ad oggi quel blog esprime ancora il perchè me ne sono "dovuto" andare.
    eppure la scegliesti tu come moglie lei, beh no, questo è stato il mio grande errore di vita.
    ho fatto un'altra cosa, ma non posso dire di averla scelta.

    "Un bimbo ha bisogno di molto di più: di esempio, di dedizione, di insegnamenti, di supporto nei momenti di difficoltà, di condivisione, in poche parole di "vivere" il proprio genitore."

    Fare una crasi di una storia, di una vita, anzi di 5 vite, è letteralmente impossibile.
    Dove letteralmente significa con le lettere, con le parole.
    Bisogna vivere, viverci, viverlo.

    Io non ho scelto di lavorare 10 ore al giorno ma mi sono ritrovato per loro/per me/per un reddito a lavorare a 50 km da Roma.
    Nonostante questo riesco a stare con loro alle 19 di sera. E tute le mattine li porto a scuola.

    "Un bimbo ha bisogno di molto di più: di esempio, di dedizione, di insegnamenti, di supporto nei momenti di difficoltà, di condivisione, in poche parole di "vivere" il proprio genitore."

    Si. Anche se me ne sono dovuto andare, senza virgolette su dovuto.

    Lack00


    p.s. ci sono state parole del tuo blog che non mi hanno fatto bene, ci vorrebbe un confronto come spesso dici, non lo so, si ci vorrebbe, ma resta che ogni storia è a se, e la donna penserà sempre un "tipo" di cose e l'uomo un altro "tipo" di cose, la mamma ragiona in un modo, il papà in un altro, e spesso nonostante ci si sforzi di vedere l'altra faccia della medaglia, non sempre emerge un giudizio corretto, giudizio si.

    un abbraccio (aspettando una cena insieme)

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    1. Considera che ho parlato della mia personale esperienza che non può e non deve essere generalizzata. Noi insieme abbiamo voluto un figlio, dopo circa 13 anni di storia. Questo solo per inquadrare i fatti. Siamo stati lontani 7 mesi (io a roma con il Nanetto) e lui nella città in cui abbiamo vissuto insieme per 6 anni. E anche questo lo abbiamo deciso insieme. In 7 mesi di lontananza sono cambiate per lui le cose. Ed è questo che non riesco a comprendere e che non gli perdono. E soprattutto le bugie che ha continuato a dirmi nei mesi successivi. E' cambiato. In quei 7 mesi è diventato un'altra persona. E se ne è andato così....senza lottare per riappropriarsi della felicità all'interno della sua famiglia (che lui stesso aveva voluto). Quindi credo che le cose siano abbastanza diverse....dalle tue.
      Non devi rimanerci male, ma solo prendere coscienza per il bene dei tuoi figli che la figura del padre è importante ed un padre anche se separato deve continuare a fungere la stessa funzione indispensabile che il suo ruolo richiede. Tutto qui.
      Infine il fatto che il mio blog sia anonimo è una scelta legata alla volontà di proteggere mio figlio. Inoltre non nasce con lo scopo di insultare il mio ex....ma vuole solo essere di condivisione e di aiuto alle persone che vivono la mia stessa esperienza. Inoltre da quando seguo questo blog, grazie anche a tutte le altre blogger che ho conosciuto ho scoperto un mondo meraviglioso che non conoscevo e che mi appassiona. E come vedi...ora non parlo solo....della mia separazione!!! Questo è per dirti che ovviamente non approvo la scelta della tua ex relativa al suo blog!!!
      Per la cena....organizziamoci!!!

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  3. Questo post ha il sapore amaro di uno sfogo di sentimenti a lungo covati e repressi.
    Condivido tutto ciò che dici, finanche l'incazzatura con cui lo dici. Giustificare non serve in questi casi. NOn si è "pischelli" per tutta la vita, e ciò che un figlio ci chiede venendo al mondo è unicamente questo: crescere.

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  4. Più che altro è una constatazione di quello che è stato "tolto" a mio figlio con immaturità e irresponsabilità. Ed ogni volta che vedo che a mio figlio mancano alcune cose c'è un coltello che viene infilato nuovamente nel mio stomaco. Quindi si....questo sapore amaro rimarrà sempre...anche se ora c'è una persona nelle nostre vite a cui mio figlio è legatissimo...nessuno gli restituirà ciò che ha perso....

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Grazie!!! Il tuo passaggio sulla Luna è stato registrato!!!

Moonlitgirl